TACALABALA
esercizi di magia di Helenio Herrera

Introduzione
Helenio Herrera è nato in un'isola bianca dei Rio de la Plata o del Tigre, non si sa bene quando.

La nascita degli eroi, dei miti e dei maghi è sempre straordinaria. Il mondo era la sua patria: aveva scelto di essere straniero, cioé diverso, ovunque.

Escogitava cose che non erano mai state inventate.La sua intelligenza selvaggia e nel contempo metodica, spaziava nel mondo del calcio senza confini, con un procedere spiazzante, entusiasmante, irritante.

Ha anticipato i tempi, con lo studio dei poteri dell'autosuggestione, del training autogeno (effetti positivi dei placebo), con le ricerche sull'alimentazione e la dietetica, al bando: salumi, intingoli, sigarette, superalcolici, con lo studio dei corpo umano, (in Francia aveva studiato fisioterapia), con il pluralismo linguistico (parlava e scriveva un curioso miscuglio di idiomi, francese, italiano, spagnolo, inglese, arabo). Infine, aveva fatto predisporre durante i ritiri, per i giocatori che lo volessero, corsi di scacchi e d'inglese.

Si era aperto prima di altri verso le scienze orientali. Le tecniche di rilassamento, la macrobiotica e lo yoga, praticate per sessanta anni della sua vita, erano consigliate ai giocatori.

Sprezzante verso tutti i dogmi, ha rivoluzionato il mondo dei calcio, imprimendo alle partite la velocità.

Dalla lettura fortuita di un grande mistico, Ignazio di Loyola, apprese alcune regole di vita e di severità.

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Per analogia con i ritiri spirituali inventò i ritiri calcistici e portò nei campi di calcio le tecniche della concentrazione profonda, del silenzio e del far immaginare ai suoi giocatori, con tutti e cinque i sensi, i luoghi che avrebbero incontrato in trasferta.

Così, come Ignazio nella 'Orazione Preparatoria' evocava i luoghi della passione di Gesù, Helenio descriveva la qualità del campo, del paesaggio, l'aspetto e le tecniche dei giocatori, il clima, i volti, la tifoseria.

Vergava minuti appunti sulle climatologie, sui tipi di terreno, sulla qualità dell'erba, le buche, i rimbalzi e le traiettorie dei pallone. Annotava tutto sui tic, sulle manie e sulle qualità tecniche delle «pedine di carne», come diceva Gianni Brera e curiosamente, ma non senza motivo, segnava anche l'appartenenza degli arbitri a questo o a quel partito politico, in un'epoca in cui non esisteva la televisione, faceva scomodi viaggi in avanscoperta per non arrivare mai impreparato.

Helenio ha conferito dignità e prestigio alla figura dell'allenatore. Ha cancellato l'idea che, attaccanti, centrocampisti, terzini dovessero prepararsi fisicamente con un tipo di ginnastica da scuola media.

Non voleva discoboli di Mirone, ma giocatori che reggessero, lucidi e velocissimi, solo per i tempi della partita, più i tempi supplementari, più i rigori. Ha insegnato a non perdersi in estetismi inutili, ma a giocare con inattesi cambi di ritmo, inventando il movimento totale, il calcio totale. Uomo inafferrabile, irriducibile, deciso a far girare sempre la sorte dalla sua parte «le cose hanno solo l'importanza che si dà loro», coglieva dalla vita e dalle sconfitte unicamente lezioni positive.

Il suo ottimismo risiedeva in un'incrollabile fiducia nel continuo miglioramento di se stesso, senza mai confrontarsi con gli altri. Ha condotto un'esistenza vagabonda, intensa, e spericolata fino all'ultima notte. Dongiovanni nella vita e monaco del calcio, si imponeva cibi spartani, con felici trasgressioni che riteneva salubri, e orari severi legati al ciclo della luce dei sole e delle stelle.

Per mantenere prontezza ed elasticità si imponeva quotidianamente una ginnastica mentale, ad esempio 354 moltiplicato 621, pratiche yoga, un bagno d'aria completamente nudo anche d'inverno e lunghe ore di lavoro a tavolino a registrare schemi, tattiche, pensieri.

Chiudevano la giornata le passeggiate solitarie preferibilmente nel verde, o vicino al mare o anche non lontano dall'acqua di una fonte, di una cascata, di un ruscello. Cercava sempre cielo, acqua, verde, terra, aria. Helenio credeva infatti che le decisioni difficili, inutilmente cercate a tavolino, nascessero spontaneamente dai silenzi sonori della natura.

Fermamente convinto che ogni essere umano utilizza solo il trenta per cento della sua reale potenzialità, ha speso la sua esistenza per far uscire il meglio da se stesso e dagli altri, incurante dell'approvazione dei più. Sosteneva infatti che non si possono fare cose nuove e pretendere il consenso di chi non le capisce.

Scienziato dei pallone, ha studiato il football in ogni suo aspetto, analizzando, annotando con meticolosità le sue osservazioni su giocatori, allenamenti e tattiche.

La miscellanea di idiomi, francese, spagnolo, italiano, gli serviva per arrivare con il minor numero di parole a centrare il concetto: «due passaggi e ... gol».

Ho selezionato, per gli amici, i pensieri di Helenio tratti dai suoi numerosi cartoncini rigidi e quaderni a quadretti fittamente riempiti da una grafia minuziosa e sottolineati qua e là con tracce di rosso, come faceva Ignazio di Loyola, rilegati più volte e persino reincollati a uno a uno su fogli di carta più pesante, o interamente ricopiati, laddove l'inchiostro della stilografica si era stinto o sbavato. Sono frasi brevi, immagini visive folgoranti o spiazzanti, saggezze di paesi remoti.

È questo il vademecum di vita di un uomo di genio e in anticipo sui tempi, che aveva frequentato solo l'università della strada.

Fiora Gandolfi Herrera


(TACALABALA is also available in English)

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