TACALABALA, HELENIO
Quando c'era un allenatore che era un mago

Gian Paolo Ormezzano, Diario, 31-5-2002

Fiora Gandolfi vedova Herrera vive a Venezia sull'acqua di Rialto, in una vasta casa tanto folle quanto bella, che propizia stupori speciali in ogni stanza, dalla cucina che sembra una farmacia officinale ai locali dai grandi lettoni sui quali riposano gli abiti di stoffa preziosa dipinti da lei e ogni tanto riposano, quando passano di là i figli - molti e diramati i posteri herreriani - e gli amici dei figli. Immaginare Helenio, il rigido mago del calcio, in quella casa di pittrice, di scrittrice, di giornalista, di fotografa, di modella permanente praticante una sorta di violenta fashion gitana, di donna bella e giovanile anagraficamente e spiritualmente ben radicata all'indietro - grande deve essere stata la sua vita con lui, che per lei si fece anche fotografo - e ben sistemata in avanti, nel tempo delle memorie ma anche di internet e del filosofico «ecchisenefrega», immaginarlo mica è facile, a meno di pensarlo inchiodato davanti a un computer dentro una specie di bolla d'aria a proteggerlo anche dal calcio ultimo, che tendeva e tende a ridurre il suo personaggio. Perché, se Herrera fosse tutto accolto. come apostolo e protomartire (un infartaccio, anche, quando tornò all'Inter dopo la parentesi alla Roma) del lavoro caldo e fervido, della interpretazione rovente dei ruolo di allenatore come di quello di un profeta, dovrebbero passargli una tangente su ogni stipendione nato da quando negli anni Sessanta lui, valorizzandosi, valorizzò la sua categoria.

Fiora intelligente e vivissima ha fatto uscire un libretto di pensieri, aforismi, principi, moniti, sentenze del mago, un estratto dei suoi taccuini. Si intitola Tacalabala, che era un suo modo di dire scagliato contro i giocatori perché diventasse un modo di fare, «attacca la palla», non come creduto dallo spagnolo che il mago - pur nato in Argentina e vissuto a lungo in Spagna - praticava pochino, preferendogli il francese, ma dal veneto di due suoi giocatori nella grande Inter, Corso e Bedin.

Il sottotitolo dice: pensieri magici di Helenio Herrera. Il libretto (stampato da Grafiche Veneziane per gli amici) è poco più che privato, c'è molta scrittura a mano in francese, c'è un po' di spagnolo, qualcosa è stampato in italiano. C'è la forza dell'ovvio, come in certi pensieri di Mao, che se li esprime un ragazzino di dodici anni gli si dice di non giocare a fare il bambino. Ma ci sono frasi elementari che colpiscono forte noi ingaglioffiti dal troppo parlar complicato, anche e specialmente sul calcio. Non c'è la storia della tomba, mica la poteva anticipare lui nei suoi pur onnicomprensivi taccuini. Il mago in vita si era scelto un posto, nel settore anglicano del cimitero di Venezia, dove sentir cantare il mare; quando è morto hanno dato all'urna delle sue ceneri (dipinta in blu da Fiora, con un motivo m giallo oro) un loculo impervio lontano dai posti del vento e dell'acqua. Nel settore anglicano, occupato da fior di pittori, scrittori, poeti, musici, non volevano «uno del calcio». Fiora ha scritto al capo della Chiesa anglicana, la regina d'Inghilterra, una bella lettera a macchina con le ultime righe, come pare sia d'uso, a mano: «Ma come, il Paese che ha inventato il calcio non fa degno posto a un mago del pallone? ». Il permesso è arrivato, misterioso nella genesi e graditissimo nella forma e nella sostanza, e ora Helenio Herrera ha una bella tomba dove voleva lui, sulla lapide l'elenco delle squadre che ha allenato, su tutte l'Inter nonché le nazionali di Francia, Spagna e Italia, e gli anni della nascita e della morte, 1916 e 1997. Fiora sa che la prima cifra non è giusta, il mago si toglieva gli anni (dieci?), scolpirla nel marmo, immortalarla, è una specie di omaggio all'unica sua umanissima debolezza, è un modo per farlo sghignazzare da là sotto, aggiungendo il suo ghigno al rumore del mare.

Bandiere

Selezione di reportages

Qui giace Helenio: senza nome, però
Gianni Ranieri
(La Stampa, 4-3-2000)

Nato a Buenos Aires, invincibile con il Barcellona e l'Inter
Stefano Agresti
(Tuttosport, 25-10-2001)

Firme via Internet al sindaco. Diamo una tomba ad HH
Luigi Bolognini
(Repubblica, 24-10-2001)

Herrera e quell'ultimo desiderio
Nicola Cecere
(Gazzetta dello Sport, novembre 2001)

S'è mossa la regina Elisabetta per la tomba di Herrera a Venezia
M.C.
(Gazzetta dello Sport, febbraio 2002)

La Regina Elisabetta risolve il caso Herrera
Simona Marchetti
(Tuttosport, 21-2-2002)

Tacalabala Helenio
Gian Paolo Ormezzano
(Diario, 31-5-2002)

"Tacalabala", il grido di guerra del mago Herrera
Gaetano Afeltra
(Corriere della Sera, 3-4-2002)

La Coppa dei Campioni per Herrera
Stefano Agresti
(Tuttosport, 24-4-2002)

Tacalabala, firmato HH
Glezos
(GQ, Giugno 2002)

Herrera, el depredador
Xavier G. Luque
(La Vanuardia, Novembre 2002)

L'invenzione dell'allenatore moderno
Nicola Cecere
(La Gazzetta dello Sport, 11 Dicembre 2012)