LUIGI GIANOLI

da Atleti come uomini, La Scuola Editrice 1966

Faccia stretta, modiglianesca, a cono rovesciato, la fronte bombée e due occhi vivi, aridi, severi, furbi, spietati: così vivo e "impegnato" che par sempre tremolare dietro l'ardore di una fiamma. Certo nulla della maestà ieratica di Amaral, ma la glaciale freddezza, l'ostinazione nei propositi di tutti gli spagnoli, come di tutti i mediterranei. Niente di sentimentale,voglio dire. Il passato, per esempio, non lo interessa, anzi : "Guai rivolgersi al passato - mi avverte - guai vivere di ricordi. Se l'allenatore vive di ricordi diventa un ricordo anche lui". (...) E con il medesimo spirito va in giro per il mondo, per le città, senza alcun interesse per monumenti, musei, opere d'arte, ma solo intento, curioso della vita spicciola. Non lo interessano le testimonianze perché non ha coscienza della cultura, né può trovare legami né rispondenze in sé coi segni, i simboli, il linguaggio del passato. "Avevo bisogno di riposo mentale. Qui no se può reposar: televisione, giornalisti, fotografi, interviste, ogni giorno. Mi spiace dirlo, ma è così: sono tanto popular..."(...)

E se gli chiedete quale arte, quale scienza lo interessi di più, se pittura, musica, architettura, se preferirebbe essere pittore piuttosto che musicista o ingegnere o scienziato, lui resta un po' in silenzio, indeciso, stupito e infine sorride: "Non so.....non so proprio,non so scegliere.Mi piacerebbe essere tutto.Se penso una cosa, è quella che mi piace. Sono fatto così. Perché, vede, la mia prima qualità è l'adaptazione".