HELENIO HERRERA

da La mia vita, 1964

Vidi la prima luce a Buenos Aires, la metropoli dalle strade lunghe. Nella capitale argentina i miei genitori erano giunti dopo trenta lunghi giorni di navigazione sulla coperta di una nave su cui si erano imbarcati ad Algeciras. Erano andalusi e poveri in canna. Emigrarono in Argentina carichi di speranze col proposito di lasciare alle loro spalle miseria e ricordi amari: tre loro figlioli erano morti in tenera età. Mio padre, soprannominato "Paco il sivigliano", conobbe mia madre a Gibilterra. Lui era falegname nell'arsenale della piazzaforte, lei faceva la domestica in casa di possidenti inglesi. Entrambi sognavano di evadere dalla miseria e fu per ciò che si imbarcarono per l'altro continente. Nel rione Palermo, vicino alla Piazza Italia, nascemmo mia sorella Aurora ed io. E lì svanirono i sogni dei nostri genitori: la fortuna che avevano sognata non era che un miraggio. Senonché, la speranza degli emigranti è fatta d'un materiale resistente. Di nuovo si misero in viaggio, uno di quegli interminabili viaggi in mare durante i quali gli emigranti cercano di ingannare la fame cantando canzoni... Così la mia famiglia giunse in Marocco. Il porto di Casablanca era in costruzione e dovemmo effettuare lo sbarco valendoci di barche a remo. Mia madre, che pesava un quintale, cadde in acqua nel trasbordo. Anziché provvedere subito a porla in salvo, i mori cominciarono a discutere con mio padre il prezzo del salvataggio".