GIAN PAOLO ORMEZZANO

da Storia del Calcio, Longanesi & C. 1978

Le scuole di calcio vere e proprie sono nate soltanto negli anni sessanta. Gli anni di Helenio Herrera, autodidatta, proclamatosi mago di scienza calcistica e comunque enorme innovatore in fatto di rapporti umani. Si disse, e non fu troppo sbagliato, che tutti i tecnici a venire avrebbero dovuto corrispondere una tangente a Helenio Herrera. Il tipo approdò in Italia nel 1960 sullo slancio di grossi successi conquistati in Spagna con il Barcellona. Subito cercò di stabilire un rapporto carismatico, fra lui e i giocatori, fra lui e il presidente della società: era, quella di quei tempi, l'Inter di Angelo Moratti, un petroliere salito velocissimamente alla ribalta della finanza e del calcio nazionale, uomo di idee nuove, o perlomeno aperto a esperienze nuovissime. Herrera, anziché intitolare il proprio credo a un sistema di gioco, preferì intitolare tutto a se stesso, ai propri metodi spinti di allenamento,alla carica che in qualche maniera, dialettica o chimica,riusciva a impartire alla squadra. Ma la vera rivoluzione di Helenio Herrera consistette soprattutto nella costruzione totale della figura del tecnico,il quale divenne autenticamente mago,in possesso di poteri altissimi sul corpo e anche sull'anima dei suoi adepti, cioé dei suoi giocatori. Herrera diede davvero una carica magnetica a chi giocava con lui, e si fece riconoscere con molti milioni questa "innovazione", aprendo la strada dei grossi guadagni un po' a tutti gli allenatori di grido, quelli cioé delle squadre di Serie A. Praticamente, questo Herrera non subì concorrenze. Il suo personaggio fu sempre al di là del bene e del male, al di sopra di una certa mischia: era sfrontato in una maniera non irritante,ma annichilente.

I successi parlavano per lui, che venne fermato soltanto da un infarto,così che tutta la sua carica, non più estrinsecabile sul campo, divenne puramente teorica, o nel migliore dei casi giornalistica.